Dopo ben 21 anni di presenza personale a Gornja Bistra di cambiamenti ne ho visti, ho conosciuto anche numerosissimi volontari, infermieri, medici…spesso mi sono chiesto perché solo io restassi…Tanti volontari sembrasse che volessero cambiare il mondo urlando e promettendo di non abbandonare mai Gornja Bistra…Tutto questo non è accaduto e questo perché molto spesso siamo fondamentalmente egoisti e viviamo questi viaggi perché ci fanno stare bene…A Gornja Bistra dovremmo vivere come se fossimo a Scuola, una Scuola di vita che ci insegna che l’amore è disinteressato, non è il ricercare gratificazione o piacere, è gratis!!! Auguriamoci che , così come ci racconta questa volontaria che ha partecipato alla Tendopoli estiva di quest’anno, le nostre vite possano cambiare concretamente e il bnostro donare Amore sia inesauribile!!! Ascoltiamola:
“10 giorni a Gornja Bistra ti cambiano la vita. All’inizio ci sono la partenza, l’indecisione, le risate sul pullman, il sonno e il continuo lamentarsi per la scomodità del dormire 8 ore su un sedile, che sei partito alle 3 di notte e non sei ancora riuscito a dormire per due ore filate, hai fame e non sai quante ore mancano ma quasi vorresti tornare a casa.E poi l’autista prende il microfono e dice “Ragazzi, siete arrivati”.
Controvoglia ti alzi, metti la felpa, prendi lo zaino, stai per scendere e “oh, cazzo, ho dimenticato le cuffiette sul sedile, vorrei dormire”, pensi.
Scendi, è pieno di persone che si abbracciano, si rivedono dopo tanto tempo, ma per te sono solo volti nuovi e non capisci. Hai solo sonno, non vedi l’ora di montare la tenda e riposarti un po’.
Dopo aver faticato la tenda è montata, hai pranzato e adesso arriva il momento più atteso, la prima visita dell’ospedale.
Vedi i ragazzi e pensi “Io qui non ci sto, voglio tornare a casa, ma chi me l’ha fatto fare?”, esci, ti presentano le attività che farai nei prossimi 10 giorni, un po’ di tempo libero e poi ti dicono i turni del giorno successivo. Pensi con tutta te stessa “speriamo di non avere la colazione, voglio dormire e non ho voglia di socializzare.”, scorri il dito sul foglio. Squadra verde, Lira, servizi. “Accipicchia che sfortuna!”, pensi.
Sono le 7 del mattino e non hai la minima voglia di socializzare, il ritrovo per preparare la colazione è alle 7:15.
Ti alzi, vai vicino al tendone, sei la prima. Fumi una sigaretta, aspetti gli altri e controvoglia inizi, in silenzio, quasi non ti presenti ai tuoi compagni di squadra. Dopotutto sono le 7 del mattino, non vuoi parlare.
Per continuare ancora meglio la prima giornata di tendopoli dopo la colazione cosa fai? Pulisci i cessi.
Dopo pranzo? Scorri di nuovo il dito. Squadra verde, ospedale. Pensi di voler finire in fretta, non ti senti pronta e non sai cosa succederà.
Entri nell’ospedale, fai un giro rapido, ti disinfetti le mani prima di entrare e dopo essere uscita da ogni stanza.
Stanza 10, Antonio, in una frazione di secondo ti innamori. Ti guarda con i suoi occhioni blu, ti stringe le mani, gli accarezzi i capelli biondi e corti, piangi.
E così inizi ad andare, lentamente, da tutti i ragazzi, anche solo per una carezza, una battuta che “neanche capiscono”, pensi. E invece basta uno sguardo, una stretta di mano. Rivivi tutta la tua vita e non capisci cosa ti sta succedendo. Senti qualcosa che ti si stringe dentro, sei felice.
…Che non si dica arrivano le 18 e il tuo turno è quasi finito, corri nella 10, da Antonio. L’infermiera ti chiede se vuoi dargli la cena e annuisci timidamente. Lo imbocchi lentamente, e ad ogni boccone ti guarda con quegli occhioni blu di cui poco prima ti eri innamorata. Finisci il turno alle 18:30 e non vorresti mai andartene via, vorresti che il tempo si fermasse.
E così, solo dopo poche ore è cambiato tutto. Dal “io qui non ci posso stare” al “io da qui non mi voglio più muovere.”.
Non vedi l’ora che arrivi il prossimo turno che dovrai passare con i ragazzi, e controlli sul libretto. Terzo giorno, squadra verde, parco. Finalmente.
È una mattina di sole, la felpa non serve e, assonnata, ti metti vicino a Mate, che disegna sull’i-pad. Ti prende la mano, ride, e disegna. Copia in modo perfettamente uguale il disegno alla sua sinistra e pensi “che spettacolo”. Vorresti che quel turno non finisse mai, continui ripeterti quanto sia speciale, quanto sia intelligente, quanto sia bello passare del tempo con lui. Il turno purtroppo finisce, mangi e pensi che tanto la mattina successiva avrai di nuovo il turno in ospedale. Sarà l’ultimo e decidi di godertelo al massimo. Passi più tempo che puoi con chiunque, sorridi, stringi le mani, guardi negli occhi i ragazzi che con uno sguardo comunicano più che con 1000 parole.
Arriva il momento del pranzo e Michela ti dice “vai nella stanza dei bambini piccoli a dare il pranzo?”
Vorresti stare da Antonio ma si, annuisci, vai nella stanza e inizi ad imboccare Valentina. Non finisce tutto, così l’infermiera ti parla in Croato. Non capisci mezza sillaba, la guardi esterrefatta e ti fa segno di prendere in braccio la bambina e mettere la ciotola del cibo dall’altro lato della stanza.
A metà del tragitto Valentina decide di sputarsi addosso ciò che ha mangiato e poi metterti una mano nei capelli. “Favoloso, mancava solo questa”, pensi, quasi ti viene da piangere dal nervoso.
Così ti fai la coda, la svesti, la insaponi, le lavi i capelli. Hai tanta paura di farle male, di toccarla nel modo sbagliato. Appena prendi confidenza le spruzzi un po’ d’acqua sul viso e lei ride. Sei contenta. L’infermiera ti fa i suoi complimenti e tu esci dalla stanza, piangendo, ti commuovi. Vai nella sala giochi, fai una foto nella piscina di palline colorate con la tua squadra e poi corri a farti una doccia, senza mangiare.
Durante la pausa vai al market in fondo alla strada. Compri le sigarette, ne hai bisogno, sei tesa. Le patatine, 3 bottiglie d’acqua e una di Coca Cola. “Non costa niente la vita qui”, pensi. Esci dal market e corri in ospedale a berti un caffè adesso che -finalmente- hai le kune.
Fai il tuo turno pomeridiano e pensi che il pomeriggio successivo passerai la giornata al parco, con i ragazzi. Sei felice e non vedi l’ora.
Passi il pomeriggio con Nina. 2 ore a camminare mentre lei ti parla e ti dice “Ilaria, tocca lisci” ti tocca i capelli e ride. Lei per i capelli impazzisce. E poi “Ilaria?”, “Si amore? Dimmi” una pausa infinita e pensi che non ti risponderà. Poi dopo un minuto in silenzio dice “sei bellissima!” Ti vengono le lacrime agli occhi, la abbracci, le dai un bacio sulla fronte e le dici “Amore mio, sei bellissima anche tu”. Ride, è felice. Finisci il turno e vorresti che il tempo si fermasse, nuovamente.
Mancano un paio di giorni alla fine della tendopoli, sei lì solo da 8 giorni ma ti sembra passata una vita.
Si, una vita, perché a Gornja Bistra perdi il senso del tempo. Ti diverti, sei incredibilmente felice, ti fai nuovi amici, da un lato il tempo vola ma dall’altro ti sembra di essere lì da mesi. E non vorresti mai tornare.
La terzultima sera c’è la messa. I ragazzi dell’ospedale partecipano e cantano, suonano i loro strumenti. Fai video, foto. Arriva il momento della processione per arrivare alla casetta blu della fondazione. Porti Nina. Spingi la carrozzina e pensi “mio dio è pesante in salita, quando arriviamo?”
Lei guarda i fuochi d’artificio, è felice e continua a ripeterti “Ilaria, sei bellissima”.
La riporti nella sua stanza, le dai la buonanotte e un bacio. Sorride e pensi di non aver bisogno di nient’altro nella tua vita.
La sera successiva c’è la festa di Meggy, pazza Meggy, per i suoi 40 anni. Balli, ti diverti, fai una foto insieme a lei e non lo sai ancora ma la riguarderai all’infinito. I suoi occhi sorridenti, la sua spensieratezza ti rubano il cuore. Stai nel parco dell’ospedale con i volontari fino alle 6 del mattino, è l’ultima sera e il giorno dopo partirai. Vorresti non finisse mai.
E così arriva l’ultimo giorno. Colazione, smontaggio, pranzo, finisci le ultime cose e arrivano le 18. Ultimo giro in ospedale. Non vedi l’ora ma pensi che non ti commuoverai. “Dopotutto è un giro di 10 minuti”, pensi.
Inizi dalla stanza di Nina e Mate. Li guardi e inizi a piangere, li baci, li saluti. Saluti Dejan, che un paio di giorni prima ti aveva stampato un pizzicotto sulla coscia. Sorride. Sei felice. Sali le scale, entri in tutte le stanze, arrivi alla 10, saluti Antonio. Sorride. Entri nella 8, vai da Domagoj e gli dici “Amore come fa la mucca?” Lui ti guarda, ride e dice “Mmuuuu”. Esci piangendo e corri in fondo al corridoio, nell’ultima stanza. C’è Marja, sempre solare, la guardi e pensi a tutte le volte in cui, uscendo dall’ospedale urla “Ooooo, Edoooooo!”
Ti guarda piangere e ti dice “Ilaria anche tu torna Italia?”, tu piangendo dici “Si amore”, e lei subito ribatte “Hajde, non piangere, tu torna!”. Fiume di lacrime.
Esci dall’ospedale e vorresti che il tempo si fermasse, fumi una sigaretta, ti siedi insieme agli altri e continui a piangere, ininterrottamente, fino all’ora di cena.
Mangi la pizza. C’è il concerto, inizia. Tu ricominci a piangere e continui fino alla partenza.
Abbracci i tuoi nuovi amici, con la promessa che “ci rivedremo presto”, “mi mancherai tanto amò”, “ci vediamo l’anno prossimo eh”.
Sali sul pullman, parti, e sai che ti manca un pezzo.
Un pezzo di cuore, di anima, un pezzo che ritroverai solo tornando li. E non vedi l’ora di tornare. È diventato il tuo posto del cuore, gli appartieni. Ti appartiene.
Hai imparato a vedere il mondo da un’altra prospettiva, ad amare. Amare davvero, si intende.
Il tuo carattere è cambiato. Il tuo modo di fare. Sei cambiata in 10 giorni, grazie ad un viaggio nato per gioco. Ti sei innamorata di un posto che prima non pensavi avresti mai visto.
E sai che ti sentirai nuovamente completa solo tornando là”.
Grazie di cuore! Sono veramente felice che migliaia di giovani abbiano fatto tesoro della Scuola di Gornja Bistra…un luogo che ho conosciuto triste e buio, che pian piano ha iniziato a suonare e, quest’anno, anche a ballare…che si è trasformato grazie a tutto l’Amore che i volontari hanno saputo riversare sulle dolcissime rose blu!
Prepariamoci, ad agosto 2020 a vivere la Ventesima Tedopoli, una Tappa importante che ci riserverà tante sorprese e doni inaspettati…iniziamo a preparare il nostro cuore ad accoglierli senza correre il rischio di darli per scontati…
Don Ermanno D’Onofrio
Gennaio 8, 2020 - 10:31 pm
Sono stata a Gornjia Bistra 2 volte, esattamente 19 e 20 anni fa , ero piccola, 19 anni e non sapevo cosa aspettarmi da questa esperienza, ora lo so, è stata l’esperienza più bella della mia vita… ho ricevuto tanti abbracci e baci da quei meravigliosi bimbi… ho cantato, ho pregato, ho pianto, ho abbracciato ognuno di loro. Quando siamo arrivati non c’era davvero nulla, un castello fatiscente, buio e…. Ma c’erano e ci sono loro, ricordo i nomi di Nina, Mate, Goran, Daniela( zippele)e tanti, tanti altri… Sono contenta che nn siano stati lasciati soli… Complimenti, un giorno ci tornerò!