Fraternità, pace, amicizia e dialogo interreligioso…
Il primo febbraio scorso, al termine della recita dell’Angelus in piazza San Pietro, dalla finestra del Palazzo Apostolico in Vaticano, il Papa si è rivolto ai fedeli in piazza San Pietro con queste precise parole: “Desidero annunciare che sabato 6 giugno, a Dio piacendo, mi recherò a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina. Vi chiedo fin d’ora di pregare affinché la mia visita a quelle care popolazioni sia di incoraggiamento per i fedeli cattolici, susciti fermenti di bene e contribuisca al consolidamento della fraternità e della pace, dell’amicizia e del dialogo interreligioso“.Il viaggio di Papa Francesco a Sarajevo, è l’undicesimo viaggio internazionale in soli due anni di Pontificato: una giornata ricca di incontri all’insegna del motto “La pace sia con voi”. E’ partito per Sarajevo alle 7:30 dall’aeroporto di Fiumicino, per poi giungere nella Capitale della Bosnia Erzegovina alle 9:00; mezz’ora dopo ha tenuto la cerimonia di benvenuto, nel piazzale antistante il Palazzo Presidenziale, cui è seguita la visita di cortesia alla Presidenza della Repubblica e l’incontro con le autorità, a questo punto, Papa Francesco ha pronunciato il suo primo discorso. Verso le undici, si è recato allo Stadio Kosevo per la celebrazione della Santa Messa: è stato accolto da circa 150.000 persone, le quali si sono raccolte attorno allo stadio per la celebrazione della Santa Messa e dinnanzi alla presidenza, per la cerimonia di benvenuto. Nel pomeriggio, dopo l’incontro e il pranzo con i vescovi e con il seguito della Nunziatura apostolica, Francesco si è recato nella Cattedrale, dove ha parlato con le religiose ed i religiosi, oltre che con i seminaristi. Poi, alle 17.30, si è svolto l’incontro ecumenico e interreligioso nel Centro internazionale studentesco francescano. Alle 18.30, Sua Santità ha incontrato i giovani nel centro diocesano “Giovanni Paolo II”. La giornata si è conclusa alle 19.45 con la cerimonia di congedo all’Aeroporto Internazionale. E’ partito da Sarajevo alle 20:00, ed è giunto a Roma allele 21.20. Papa Francesco, dunque, ha deciso di visitare la capitale di una delle nazioni più devastate d’Europa, la stessa che vent’anni fa importò da Afghanistan e Algeria gruppi di “mujaheddin” che servirono a combattere i serbi, e poi se li è tenuti in casa, fino a veder nascere nel suo interno scuole e moschee di fede wahabita e una nuova generazione di guerriglieri che adesso combatte in Iraq e Siria. In qualche villaggio di montagna compaiono perfino le bandiere nere dello Stato islamico. Pochi giorni fa un “martire” ha attaccato la stazione di polizia di Zvornik e, uccidendo un poliziotto, è stato ucciso a sua volta al grido di: “Allah è grande”. Papa Francesco ha fatto una scelta coraggiosa che, però, non ha mancato di destare una certa preoccupazione, infatti si è esposto ai pericoli che una nazione ancora instabile può presentare. Il professor Mirko Bilandzic, esperto di sicurezza, ci spiega che per Papa Francesco la paura non funziona, anzi, affrontare qualsiasi rischio pur di testimoniare la propria fede è, per Lui, una vera missione. A sua volta, Il generale in pensione, Mate Lausic , che organizzò la cornice di sicurezza per la visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo, si esprime con queste parole: “La visita di Papa Francesco non è stata annullata perchè questa sarebbe già stata una vittoria per i terroristi e una grande sconfitta tutti coloro che vogliono la pace in Bosnia, e fra questi il Papa è certamente uno dei primi. È stato un lavoro particolarmente impegnativo – aggiunge – quello di creare una cornice di sicurezza adeguata per la visita papale , anche perchè sin dall’inizio del suo mandato il Pontefice insiste sul ridurre la protezione: rifiuta la “papamobile” blindata e spesso si muove tra la gente e questo rende tutto più difficile”. Ad ogni modo, il Papa è atterrato a Sarajevo e la sua sicurezza è stata garantita al 90 per cento, fortunatamente, la preoccupazione per quel 10 per cento di pericolo individuato nell’impossibilità di controllare totalmente il mare di folla riversatasi nelle strade, si è rivelata infondata. Sicuramente ciò è anche dipeso dalla collaborazione fra servizi di intelligence. Oggi le distanze geografiche non significano molto, Nigeria, Africa, Medio Oriente, è come se si trovassero tutte nel nostro quartiere. Il Papa sarà a Sarajevo ma la sua difesa passa da Zagabria, Belgrado, Roma ed Istanbul. Solo in questo modo è stato possibile fermare le eventuali minacce. Noi siamo sempre stati fiduciosi, sia prima che dopo l’evento, e continuiamo ad esprimere la nostra vicinanza a Papa Francesco. Anche don Ermanno D’Onofrio, insieme ad una piccola delegazione di volontari de Il Giardino delle Rose Blu, si sono uniti al mare di folla ed hanno partecipato all’evento. Un evento atteso con gioia, perché Francesco è un Papa umano. Un Papa che ci mostra il Vangelo con l’esempio della sua condotta. Un Papa umano che piace al di là del rispetto dovuto ad ogni alta carica: Ben tornato, Francesco!
Monia Minnucci
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