Il prossimo sarà un anno importantissimo per la Chiesa e per la Fondazione Il Giardino delle Rose Blu: Papa Francesco lo scorso 13 marzo ha sorpreso tutti annunciando l’indizione di un Anno Giubilare straordinario dedicato alla Misericordia!
Seppur il tema della Misericordia, degli ultimi e delle periferie della società sia sempre stato centrale nella predicazione di Francesco, la notizia di un gesto così forte è giunta del tutto inaspettata e il voler indire un Giubileo straordinario per dare più eco possibile al messaggio d’amore di Gesù probabilmente lo farà passare alla storia come il Papa della Misericordia, anche se in tal senso Giovanni Paolo II fece già moltissimo.
Chi abitualmente segue le attività promosse dall’Area Cultura e Spiritualità della Fondazione Il Giardino delle Rose Blu sa benissimo che già da circa un anno il tema della Misericordia ne è diventato il motore, potremmo anche dire, sperando di non esagerare, che stia diventandone il carisma. A ottobre addirittura si è iniziato un ciclo di catechesi con annessa preghiera di Lode, volto a trattare una per una le Opere di Misericordia corporali e spirituali, 14 in tutto, percorso che è ad oggi ancora in fase di svolgimento, con la guida di don Ermanno e il prezioso contributo di testimonianze bellissime.
Non possiamo nascondere il senso di euforia che ci ha pervaso nell’apprendere la notizia dell’indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia! Per noi è stato uno splendido segno, una conferma. La Chiesa infatti è una comunità che cammina e cresce tutta insieme, e aver sperimentato, come Giardino delle Rose Blu, questa unione spirituale con il Santo Padre sul tema della Misericordia è stato qualcosa di impagabile, e sarà ancora più bello condividere con le altre realtà ecclesiali il percorso che egli ci indicherà.
Carichi dunque per questa novità cerchiamo di capire ancora meglio cosa sia la Misericordia, in modo da trovarci preparati sia per il Giubileo, sia per eventualmente vivere questo carisma all’interno della Fondazione.
Il documento ufficiale con cui il papa ha indetto il Giubileo, la Bolla “Misericordiae Vultus”, è un meraviglioso strumento per comprendere le motivazioni che hanno convinto il pontefice a indire l’Anno Santo e le modalità per viverlo nel migliore dei modi.
“Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato. “ (Misericordiae Vultus, 2) Questo brano della Bolla traccia un primo ritratto della Misericordia, da cui si comprende che essa è contemporaneamente il modo in cui Dio ci ama, infatti “È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza” (Misericordiae Vultus, 6) e al tempo stesso è una facoltà che si trova nel cuore dell’uomo, il quale può scegliere di usare misericordia verso il fratello. Per questo motivo la misericordia unisce Dio all’uomo, perché usando misericordia verso il fratello ci avviciniamo un pochino al modo in cui Dio stesso ama quel fratello e noi.
Il papa usa le parole della Scrittura, cita i Salmi, alcuni brani evangelici, e spesso identifica la Misericordia con la pazienza con cui il Signore ci aspetta, con la sua disponibilità a perdonarci sempre, ma anche con la sua compassione verso di noi, compassione che Gesù stesso ha mostrato verso i suoi contemporanei, alleviandone molte volte le sofferenze intervenendo in prima persona.
Molte sono le parabole che nel vangelo ci parlano della Misericordia: quella della pecorella smarrita, quella della moneta perduta e soprattutto quella del figliol prodigo. “In queste parabole, Dio viene sempre presentato come colmo di gioia, soprattutto quando perdona. In esse troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede, perché la misericordia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore di amore e che consola con il perdono”.
Da un’altra parabola, inoltre, ricaviamo un insegnamento per il nostro stile di vita cristiano. Provocato dalla domanda di Pietro su quante volte fosse necessario perdonare, Gesù rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,22), e raccontò la parabola del “servo spietato”. Costui, chiamato dal padrone a restituire una grande somma, lo supplica in ginocchio e il padrone gli condona il debito. Ma subito dopo incontra un altro servo come lui che gli era debitore di pochi centesimi, il quale lo supplica in ginocchio di avere pietà, ma lui si rifiuta e lo fa imprigionare. Allora il padrone, venuto a conoscenza del fatto, si adira molto e richiamato quel servo gli dice: «Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?» (Mt 18,33). E Gesù concluse: «Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello» (Mt 18,35).
La parabola contiene un profondo insegnamento per ciascuno di noi. Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere.” (Misericordiae Vultus, 9).
Ecco che il papa, secondo lo stile che lo contraddistingue e che ormai conosciamo bene, dà indicazioni molto forti e pratiche per vivere coerentemente il nostro essere cristiani: Dio è un Padre misericordioso con noi, Egli accetta anche i nostri errori se torniamo a Lui pentiti, ma al tempo stesso siamo chiamati a essere un segno di misericordia verso i fratelli, altrimenti, come il servo della parabola tradiremmo la gratuità con la quale il Padre ci tratta.
In un altro passo della bolla Francesco cita la seconda enciclica di Papa San Giovanni Paolo II in cui questo tema fu già annunciato, così da confermare la tradizionale continuità che da millenni caratterizza l’operato dei successori di Pietro: “Non possiamo dimenticare il grande insegnamento che san Giovanni Paolo II ha offerto con la sua seconda Enciclica Dives in misericordia, che all’epoca giunse inaspettata e colse molti di sorpresa per il tema che veniva affrontato. Due espressioni in particolare desidero ricordare. Anzitutto, il santo Papa rilevava la dimenticanza del tema della misericordia nella cultura dei nostri giorni: «La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (cfr Gen 1,28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia … Ed è per questo che, nell’odierna situazione della Chiesa e del mondo, molti uomini e molti ambienti guidati da un vivo senso di fede si rivolgono, direi, quasi spontaneamente alla misericordia” (Misericordiae Vultus, 11). Superfluo sottolineare la poderosa valenza profetica del papa Santo, che più di trent’anni fa anticipò ciò che oggi ci troviamo a vivere. Questo è probabilmente il motivo per cui Francesco ha voluto citare questo brano, perché appaia chiaro che un fenomeno iniziato già da molto tempo e ravvisato nell’enciclica è giunto ormai ad un grado di urgenza: è dai tempi di Adamo ed Eva che l’uomo prova a fare a meno di Dio, ma tra i tanti attributi che il Padre detiene, quello che siamo maggiormente tentati di rifiutare è proprio la Misericordia. L’orgoglio che alberga nel cuore dell’uomo, lo induce a volersi salvarsi da solo, senza la necessità di un Padre misericordioso. Per l’orgoglioso accettare la Misericordia Divina equivale a subire un’umiliazione, ma questa non è la logica di Dio, bensì l’inganno di Satana, che sa benissimo che spingendo l’uomo a rifiutare la Misericordia di Dio gli chiude l’unica via di salvezza.
Veniamo dunque al brano che più direttamente riguarda il Giardino delle Rose Blu: “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.” (Misericordiae Vultus, 15). Su questo siamo felici di affermare che ci siamo portati avanti con il lavoro! Ora bisogna fare il salto più importante, ovvero passare dalla teoria alla pratica e soprattutto far diventare il nostro cuore una sorgente di amore per il prossimo. Infatti oltre alle opere, fondamentale è lo spirito con cui si compiono tali opere, ed è soprattutto questo che giunge in profondità nel cuore del fratello ed è in grado di guarirlo. Infatti il papa aggiunge: “Ci accompagnino le parole dell’Apostolo: «Chi fa opere di misericordia, le compia con gioia» (Rm 12,8). “ (Misericordiae Vultus, 16) e anche: “Pertanto, dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia” (Misericordiae Vultus, 12)
La bolla papale, prima di passare alle disposizioni sull’indulgenza legate al Giubileo, non può non chiudere la riflessione teologica sulla Misericordia ponendola in relazione con l’altro grande attributo di Dio, ovvero la Giustizia, due entità che la razionalità umana vorrebbe contrapposte e che invece misteriosamente in Dio sono perfettamente in armonia tra loro: “Non sarà inutile in questo contesto richiamare al rapporto tra giustizia e misericordia. Non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore. […]
Da parte sua, Gesù parla più volte dell’importanza della fede, piuttosto che dell’osservanza della legge. È in questo senso che dobbiamo comprendere le sue parole quando, trovandosi a tavola con Matteo e altri pubblicani e peccatori, dice ai farisei che lo contestavano: «Andate e imparate che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13) Davanti alla visione di una giustizia come mera osservanza della legge, che giudica dividendo le persone in giusti e peccatori, Gesù punta a mostrare il grande dono della misericordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza.” (Misericordiae Vultus, 20)
“L’esperienza del profeta Osea ci viene in aiuto per mostrarci il superamento della giustizia nella direzione della misericordia. L’epoca di questo profeta è tra le più drammatiche della storia del popolo ebraico. Il Regno è vicino alla distruzione; il popolo non è rimasto fedele all’alleanza, si è allontanato da Dio e ha perso la fede dei Padri. Secondo una logica umana, è giusto che Dio pensi di rifiutare il popolo infedele: non ha osservato il patto stipulato e quindi merita la dovuta pena, cioè l’esilio. Le parole del profeta lo attestano: «Non ritornerà al paese d’Egitto, ma Assur sarà il suo re, perché non hanno voluto convertirsi» (Os 11,5). Eppure, dopo questa reazione che si richiama alla giustizia, il profeta modifica radicalmente il suo linguaggio e rivela il vero volto di Dio: «Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira» (11,8-9)“ (Misericordiae Vultus, 21).
Come realtà ecclesiale, oltre che come Fondazione di volontariato, possiamo solo gioire perché il Signore ha voluto farci il dono di entrare insieme a tutta la Chiesa nella meraviglia della Misericordia di Dio, grazie a questo Anno Santo straordinario, accompagnati da un grande Papa, per il quale non ci stanchiamo di pregare.
Massimo Cedrone
maxcedrone@hotmail.com
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