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Ero carcerato e mi avete visitato

“Ero carcerato e mi avete visitato”
Le misteriose vie d’amore del Signore

Il percorso di incontri mensili sulle Opere di Misericordia intrapreso dalla Fondazione prosegue con entusiasmo e sempre più ricco di nuovi doni e spunti riflessione.

L’appuntamento di febbraio è stato carico di emozioni. Il tema del carcere è sempre molto delicato e controverso. Le opere di misericordia corporali riguardano il dar da mangiare agli affamati, visitare i malati, accogliere i forestieri ecc., tutte cose che in qualche modo si possono fare con un po’ di buon cuore. La pietà è un sentimento che in qualche misura è presente in tutti gli esseri umani e anche chi non è avvezzo a compiere opere di carità difficilmente non avverte compassione per una persona debole o in difficoltà. Il carcerato però è uno che ha sbagliato, o meglio, non solo ha sbagliato, nell’immaginario comune è un farabutto, una persona che se sta in carcere è perché ha fatto qualcosa di tremendo, quindi è giusto che gli sia tolta la libertà, anzi, deve stare in carcere più tempo possibile, deve soffrire, perché ha fatto soffrire qualcun altro.

E allora perché Gesù ci chiede di visitare i carcerati?

Don Ermanno nella catechesi ci ha ricordato che perfino Gesù è stato arrestato, quindi ha vissuto la condizione di carcerato, anche se solo per il breve lasso di tempo che è andato dall’arresto alla crocifissione.

Per don Ermanno il tema del carcere è particolarmente caro. Il progetto “Ora d’aria”  della Fondazione, che ha visto lo svolgimento di diverse attività presso gli istituti di Cassino e Frosinone, hanno costituito per lui una delle esperienze più belle di sempre, come egli stesso ha dichiarato durante la catechesi. Celebrare una messa in carcere significa andare a portare l’Amore di Dio in un luogo dove in teoria c’è il peggio della società, e accorgersi che invece proprio lì si è incontrato Gesù. E’ difficile da spiegare. Con questo non si vuol dire che i detenuti siano dei santi, che siano tutti innocenti ingiustamente carcerati. Però il miracolo che il Signore compie, e che è abbondantemente annunciato e confermato nella Scrittura, è quello di manifestarsi tanto più la condizione umana viene ridotta ai minimi termini. Ovviamente è fondamentale che l’interessato apra il cuore e acconsenta al Signore di agire, non tutti i detenuti ad esempio partecipavano alla messa, ma chi vi partecipava lo faceva con un trasporto che non sempre vediamo nelle messe domenicali delle nostre parrocchie.

Le famose “periferie della società” tanto care a papa Francesco, “gli ultimi”, che sono sempre stati al centro della predicazione di Gesù e della Chiesa, sono importanti proprio per questo motivo. Le difficoltà della vita, le “croci”, sono prove che difficilmente qualcuno si può augurare, eppure irrompono nella vita con una forza tale che possono devastare la struttura di una persona e, come effetto accessorio, possono distruggere anche quelle barriere interiori che impediscono a Dio di parlare al cuore.

Poiché la vita vissuta arriva sempre prima e con più facilità al cuore delle persone, il momento più toccante del pomeriggio è stato senza dubbio la testimonianza di Armando, un ragazzo che abbiamo conosciuto nel carcere di Cassino tempo fa e che ora è agli arresti domiciliari.

La sua testimonianza è stata videoproiettata perché lui ancora non si può muovere da casa sua. Che dono grande la sua storia! Un ragazzo giovane, con la faccia pulita, che si è trovato la sua vita, i suoi progetti completamente stravolti da quest’esperienza, ma che ci regala parole cariche di Fede e di Speranza, mentre nelle mani stringe la corona del rosario. Nei suoi occhi ci sono una pace e una gioia quasi invidiabili, al punto che ognuno di noi è costretto a interrogarsi.

La logica della croce è e resterà sempre un mistero per noi, però queste testimonianze sono uno sprono a lasciarci guidare e ad affidarci al Signore, che sa scrivere dritto anche sulle righe storte, e il segreto della felicità che tanto inseguiamo forse si trova proprio in questo fiducioso abbandono filiale.

Massimo Cedrone
maxcedrone@hotmail.com

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