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Non si è mai troppo piccoli per fare del bene

Se c’è una cosa che ho imparato, è che non si è mai troppo piccoli per fare del bene, e mai troppo grandi per lasciarsi sorprendere; prima di tutto da sé stessi.

Sono entrata a far parte de “Il Giardino delle Rose Blu” a diciassette anni, fermamente convinta di non essere pronta per una cosa simile. Era l’estate del 2018 quando ho lasciato per la prima volta l’Italia, diretta verso l’ospedale pediatrico di Gornja Bistra, consapevole del fatto che l’esperienza che stavo per vivere sarebbe stata terrificante; oppure meravigliosa? Non esistevano vie di mezzo, ma l’unico modo per scoprirlo era semplicemente buttarsi. E allora andai.

Partivo insieme ad altre tre mie compagne di classe, Elisa, Giulia e Gaia, oltre ad altri volontari più grandi. Elisa era come me alla prima esperienza. Giulia e Gaia invece erano ormai “di casa”, e ci parlavano di Gornja Bistra come se fosse il posto più bello del mondo, ma io faticavo a crederci. Avvertivo solo un forte senso di ammirazione nei loro confronti per esserci riuscite, per aver superato quella paura terrificante iniziale che ormai da qualche mese, da quando avevo deciso di partire, non mi lasciava mai.

Gaia era stata per la prima volta in Croazia due anni prima, e si era perdutamente innamorata dell’ospedale e dei suoi bambini. Era stata talmente rapita dalla magia di quel posto da essere riuscita lentamente a coinvolgere anche noi altre, per prima Giulia, ed infine anche me ed Elisa. Non perdevano mai occasione per raccontarci qualcosa di quel posto, delle loro esperienze,… Mi piaceva davvero tanto ascoltarle mentre ne parlavano, ma io non mi sentivo pronta. Provai a seguire il corso di formazione, ma ancora nulla. Come potevo essere all’altezza di una cosa simile?

Ma nel luglio del 2018 partii ugualmente, perché sono una persona temeraria… E forse anche un po’ incosciente.

A distanza di due anni però, ringrazio con tutto il cuore le mie amiche, i miei genitori (e perché no, me stessa) per avermi spinta a partire, perché Gornja è, e sempre sarà, il luogo dove ho scoperto cosa significa fare del bene.

Sono stati i bambini dell’ospedale a farmi capire quanto sia semplice sentirsi utili per qualcuno di più debole, e quanto sia bello relazionarsi con qualcuno che è lì, pronto a ricevere tutto l’amore che puoi dare. L’ospedale si è rivelato quel posto dove dare libero sfogo alla parte migliore di me, a quella parte che a volte tende ad essere dimenticata: è la “parte silenziosa” del cuore, dove si depositano gli sguardi, i piccoli gesti, le parole dette sottovoce… Quella zona dove hanno trovato posto anche le passeggiate nel parco del castello, la pazienza necessaria per dare da mangiare a chi ha bisogno di essere imboccato, gli occhi grandi e profondi di chi non può parlare.

Mi ci vollero quattro giorni per capirlo. Inizialmente rimasi paralizzata; le mie paure si tramutarono in realtà, mi pentii amaramente di essere partita, e non vedevo l’ora di tornare a casa.

Ma poi un giorno, successe qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

Ero nel parco insieme a Giulia; lei teneva tra le braccia Ante, uno dei bambini più piccoli ed innocui dell’ospedale. Lui dormiva. D’un tratto provò a lasciarmelo tra le braccia, ma finché lei era lì con me tutto sommato non ero spaventata… Ma poi lei se ne andò. La supplicai di rimanere lì con me, ma non mi diede retta. “Puoi farcela” mi disse allontanandosi.

Seguirono attimi di panico, non mi ero mai sentita così a disagio. Nel frattempo Ante si era pure svegliato e io non sapevo minimamente cosa fare. Allora mi sedetti su una panchina con lui ancora in braccio. Sorrise. Gli sfiorai la guancia e scoppiò a ridere, e io mi sentii come mai mi ero sentita prima. Non avevo fatto assolutamente nulla, eppure era bastato.

Ed è così che ho imparato ad essere semplice, a “sintonizzarmi” con i bambini dell’ospedale senza più cercare di fare grandi cose per cui non mi sentivo alla portata. Capii che era tutto molto più facile.

Bastava non sentirsi troppo piccoli per fare del bene.

Elisa

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One Response to "Non si è mai troppo piccoli per fare del bene"

  • Pontone giampiero
    Aprile 29, 2020 - 6:24 pm Reply

    La verità é che a gornjia si cerca il nostro lato umano e si ci ritrova a gioire e a godere di coloro che con la loro semplicità ci insegnano ad amare.
    Quando tornate nella vostra quotidianità si perde piano piano questo feeling fino a ricadere nelle nostre paure e incertezze ecco perché Elisa ti sono voluti 4 giorni per disintossicare dai veleni della quotidianità .
    A gornjia si tocca il paradiso con le mani e i nostri occhi godono della semplicità dei nostri angioletti

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