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25 anni nei Balcani

Era il 23 maggio del 1993 quando partii, a soli 20 anni, per la prima esperienza di missione nei Balcani. Accolsi l’invito del mio Parroco , il caro don Carlo Cervini, a viaggiare con Enrico Esposito per portare beni umanitari raccolto in parrocchia a quella popolazione che si trovava nel pieno del conflitto bellico.
Paura, Stupore, Attesa erano le emozioni prevalenti che provavo e, se penso che quello fu il primo di centinaia e centinaia di viaggi , tutto si amplifica fino a sentire chiaramente nel mio cuore una Gioia Intensa per una esperienza che è stata determinante per la mia vita.

Da subito intuii che era un bene prezioso, una possibilità di crescita umana e spirituale e che era un tesoro  che non dovevo gelosamente mantenere per me, ma farne dono agli altri nello spirito di condivisione che ancora oggi caratterizza l’operato del Giardino delle Rose blu.
Se chiudo gli occhi e torno indietro riesco a sentire il rumore dei carrarmati dell’ONU e a vedere queste lunghe colonne bianche di mezzi bellici che percorrevano di lungo e di largo quelle terre e quelle città apparentemente deserte .
Solo i campi profughi , lungo la riviera di Makarska a sud di Spalato , erano pieni di gente e , soprattutto, bambini con i quali trascorrevo la maggior parte del mio tempo e cercavo di convogliare le mie idee, i miei progetti e le mie risorse…. quei bambini dovevano tornare a sorridere ed avere una nuova possibilità ci comprendere e sperimentare che la pace non è una utopia ma un impegno concreto che si può realizzare se ognuno è pronto a perdere qualcosa di se’ in una diversità che non divide ma arricchisce. Erano diversi e lo sono tutt’ora, le tre etnie che abitano la Bosnia Erzegovina: i serbi, i croati e quello che da quel che anno riconosciamo come bosniacchi. Chiariamo subito che la religione non e’ stata certamente la causa principale del conflitto, mentre lo è stato quel senso di intolleranza al diverso e quella insita presunzione di essere migliori degli altri . Respiravo tutto cio’ nell’aria ed anche i più piccoli percepivano e agivano questa intolleranza . Ecco che sin da principio, insieme per gli altri era l’organizzazione che a tal proposito avevo messo in piedi a Frosinone , lo scopo era quello di far convivere le diversità e farle crescere grazie ad uno scambio reciproco parallelamente a quelli che erano gli aiuti materiali, morali e culturali che riuscivamo ad offrire.
La sofferenza era la cornice nella quale ci muovevamo: sofferenza per la città natale abbandonata; sofferenza per il papà combattente che era in guerra; sofferenza per la consapevolezza di aver perso tutto e aver visto bruciare la propria casa e i propri beni ed affetti….. quante donne vestite di nero con i volti solcati dalle lagrime si facevano forza per portare avanti la numerosa famiglia rimasta senza la certezza di un padre; quanti occhi di bambini impauriti e persi incrociavano i miei, soprattutto negli orfanotrofi dove oltre agli organi c erano coloro che erano nati dalle violenze perpetuate in quegli anni; quanta fame e quanta preoccupazione c era per tutte quelle certezze che invece caratterizzavano la mia vita in Italia …. tutto ciò aiuto il mio percorso di vita e la risposta alla mia stessa vocazione sacerdotale avvenne li perché sentii con forza il desiderio di un cuore libero capace di consolare , amare e donare misericordia senza riserve e limiti.
A quegli anni risalgono i numerosi campi di animazione nei Campi profughi Croati , i Campi di lavoro a Kupres e Bugojno e l’inizio dei progetti di adozione a distanza a partire dalla martoriata Sarajevo. Insieme ai primi volontari che mi seguirono cercavamo di essere attenti ad ogni persona in quanto tale al di là della sua provenienza , della sua etnia e, tantomeno , della sua religione.
A quegli anni risalgono i soggiorni organizzati a Frosinone per numerosi gruppi di bambini e adolescenti , con molti dei quali sono ancora in contatto e sono i papà e le mamme di oggi è la speranza di un futuro di pace in questa terra così complessa.
Quanti legami , quante amicizie, quanti sogni condivisi e quanti progetti realizzati: la scuola di chitarra nel campo profughi di Baska voda ; l’organizzazione di attività sportive ; il censimento dei 4/5000 profughi che seguivamo con pacchi personalizzati è un rapporto personale; i primi interventi materiali di ristrutturazione; il progetto della poltrona dentistica a Bugojno; le testimonianze nelle scuole; il coinvolgimento dei primi volontari per animare le esperienze di servizio estive ; i soggiorni in Italia nei periodi di Festa e, successivamente , l’Udienza a Roma da Giovanni Paolo II in occasione del giubileo.

IMG_4943Questo intenso percorso che coinvolse subito numerosi volontari, tra i miei amici e parenti, divenne ancora più impegnativo nel momento in cui , nell’estate del 1998, mi parlarono dei centri per bambini vicino Zagabria dove ; data la nostra esperienza di animazione e coordinamento di campi di volontariato, potevamo essere tanto preziosissimo efficaci . Così decidemmo di partire , era il 27 dicembre 1998, con metà Bresovica , appena fuori la città di zagabria, alla volta di un grande centro per bambini , gran parte dei quali aveva perso i genitori durante la guerra .
Quei bimbi non c’erano perché gli avevano donato la gioia di una settimana bianca e allora, condividendo l’accaduto con una monaca carmelitana dal nome singolare ed evocativo , Suor Gioia , che viveva in un Carmelo li affianco , fummo indirizzati provvidenzialmente a Gornja Bistra .
Io, Anna Maria, Michele , Alfio , Chiara , Graziano, Francesca , Fulvio ed Antonella, i miei compagni di viaggio in quella prima volta , non ci aspettavamo di trovare tutto ciò che trovammo è mai avremmo pensato che Gornja Bistra sarebbe diventata ciò che oggi è e rappresenta per noi e per le nostre vite …
Quanto dolore; quanta sporcizia ; quanta povertà ; quanto grigiore e quanta desolazione caratterizzava quello che sembrava proprio il castello di Dracula. Superate le iniziali difficoltà e subito accolti dalla direzione e dal personale , tutto si trasformò in gioia, colore ; esperienze intense di amore e condivisione e il castello degli orrori , per citare una frase del Direttore Weiss a guida dell’Ospedale in quel tempo, iniziò a cantare e come mi piace sottolineare spesso, divento per me è per tanti il luogo dell’Incontro.

Nei primi anni fummo impegnati nel progettare e realizzare le ludoteche e ne aprimmo ben quatto in contemporanea all’interno dell’Ospedale per permettere a più bambini e ragazzi possibili di giocare e vivere esperienze educative;  nel raccogliere fondi e realizzare il parco giochi esterno; nel coinvolgere autorità e benefattori nel sostenere le necessarie opere di ristrutturazione. Tanti furono i lavori eseguiti da noi stessi tra i quali la ritinteggiatura delle 14 camere dove erano collocati i bambini e i ragazzi caratterizzate da una luminosa vernice azzurra corredata da greche adesive dalle fantasie più belle e gioiose. Quella mattina, terminata la ristrutturazione delle stanze e ricollocate le villette e i lettini nelle stanze, una risata generale si sentiva sin dai corridoi e l’ingresso perché l’inaspettata è sconosciuta vista di stimoli colorati nuovi, aveva reso felici le Rose blu e da quel momento Gornja Bistra da bianco e nero è diventato un film a colori …. un film dove i protagonisti , le delicate, preziose e rare Rose blu, hanno reso , e continuano instancabilmente a farlo , più belle le nostre vite arricchendoci con i loro sorrisi e i loro passi avanti .
In tanti hanno iniziato a camminare; a mangiare da soli ; a parlare italiano … in tanti sono diventati nostri figli venerdì adottati … in tanti sono stati i nostri maestri, i nostri veri maestri ….
Il miracolo del Campo Permanente si realizza ad inizio 2002 in una seconda fase della nostra presenza a Gornja Bistra , una fase in cui colli realizzare ciò che nel cuore sentii forte è chiaro in una notte di agosto, durante la prima tendopoli estiva, seduto sull’erba con la schiena contro quell’abete accanto al quale, nel parco giochi , volli ci fosse una edicola mariana e il ricordo della Venerabile daniela Zanetta ; figura così importante in questa nostra opera . Non più beni materiali a Gornja Bistra ma solo cuori pronti ad amarli e ad esserci quotidianamente , fu questa quella intuizione spirituale che ancora oggi vive concretamente dopo 16 anni di prensenza continuativa ed oltre 10000 presenze di volontari  raggiunte. Oltre questo la nascita della nostra filiale croata e lo sviluppo del volontariato in Croazia, un altro grande dono che ci è stato fatto e a cui abbiamo contributori in modo sostanziale è determinante …. oggi posso realmente affermare che Gornja Bistra è’ il cuore pulsante dell’esperienza del Giardino delle Rose blu, chi vive questo luogo non può non restarne affascinato e non può non comprendere che essere felici è’ far felici .

Non sempre tutto ciò ci e’ riconosciuto dagli uomini, nonostante ad esempio per questo motivo sono stato fregiato dell’Onorificenza di Cavalliere della Repubblica Italiana che ho dedicato a tutti i volontari e alle Rose blu , a tal punto che abbiamo fatto una grande fatica a realizzare la nuova Casa dei volontari che si pone come Centro Europeo  di formazione al Volontariato internazionale “ La Casa delle Rose “ , ma il fatto che essa aprirà presto le sue porte all’accoglienza di volontari da tutto il mondo che vogliano vivere una profonda esperienza di formazione umana e spirituale per la propria vita, è’ il segno che questa è’ una opera speciale così come la nascita del Fiore della Misericordia come percorso spirituale che nasce anche da Gornja Bistra. Probabilmente nella mente e nel cuore di Dio tutto ciò era già disegnato è voluto e noi , indegnamente , siamo solo interpreti di progetti così unici e meravigliosi che riempiono la nostra vita e la colorano di senso, un senso vero e profondo che riesce a contrastare la dilagante superficialità e gli effimeri discorsi del nostro mondo contemporaneo ; della nostra società e anche della nostra politica che dovrebbe riscoprire l’essenza vera della vita che, come a Gornja Bistra sperimentiamo , consiste nel donare la felicità agli altri!

Don Ermanno D’Onofrio

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