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CERSKA 6.0

Ja ne resumiem bosanski, ali resumiem te“. Non capisco il bosniaco, ma capisco te. Sì, riesci a capire gran parte delle persone che incontri, oltre i confini di lingua, di età, di condizione sociale, spesso soltanto leggendo gli occhi. Succede perché il bambino che è in te prende il sopravvento: più ti osservi e più realizzi che sei ancora un bimbo carico di energia positiva, quella stessa che hai scelto di portare in Bosnia-Erzegovina. E i bambini sanno leggere bene.

img_20160820_202448Le risate in BiH squillano. Chiudi gli occhi, concentrati, qual è il primo suono che senti? Ahahahah”. Ora nel campetto da calcio che si irradia di luce, ora nelle classi della scuola, ora persino nelle case di gente meno fortunata. Sono queste le risate più inaspettate e più taglienti che ti caricano di ammirazione ed insegnano la miseria delle piccole lamentele giornaliere.

Più che i singoli, è l’atmosfera che ti manca; quella stessa atmosfera che ogni singolo è stato capace di creare e per questo non riuscirai nemmeno a ringraziarlo abbastanza. È il senso più puro e profondo di libertà che manca, l’incastro perfetto con una terra magica, che senti un po’ tua. Una terra così complessa, vittima del più infimo odio umano, ma sempre Madre, dolcissima nell’accarezzarti l’anima.

La nostalgia è in agguato, perché la memoria scongela immagini ad ogni tuo passo, ma rimane il sorriso felice di chi ha avuto la fortuna di esserci; un po’ come quel rigore che abbiamo sbagliato tutti a fine partita.

Paolo Falciani

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