Go to Top

IL VOLONTARIATO STRUMENTO PRIVILEGIATO DI INTEGRAZIONE

Sin dalle mie primissime esperienze in Bosnia-Erzegovina e in Croazia, risalenti al lontano 1993, ho sempre pensato che il donarsi agli altri può rappresentare il luogo privilegiato dove le diversità convivono e diventano ricchezza reciproca. In particolar modo in queste terre la diversità e il desiderio di affermazione della propria etnia ha generato ed alimentato una guerra terribile durata dal 1992 al 1995, ma le cui ferite sono ancora aperte e profonde. Etnie diverse, quella croata, quella serba e quella musulmana, oggi meglio identificata con bosniacca, convivevano serenamente in una stessa terra a tal punto che numerosi erano i matrimoni misti e le amicizie profonde che tra essi si instauravano sin dai banchi di scuola.
Ma la convivenza ha sempre manifestato delle venature di difficoltà perchè le sue fondamenta erano poco stabili dal momento che, attraverso la dittatura di Tito durata fino al 1981, le diversità erano tenute insieme con la forza e, conseguentemente, hanno iniziato a cercare una indipendenza ed a bramare di occupare il Paese in cui vivevano in modo esclusivo. Inoltre, e la storia di questa ultima guerra ce lo insegna, i serbi, almeno quelli più integralisti e legati a logiche di potere e a vecchie dinamiche dittatoriali, hanno portato avanti una intensa ed estenuante azione di pulizia etnica e oltre 30000 sono coloro che sono stati trucidati e spessissimo sotterrati nelle fosse comune.
Ho personalmente visitato diverse volte Sebrenica e Vukovar dove stragi incredibili sono state realizzate a discapito, rispettivamente dei musulmani e dei croati.
IMG_5411La religione, in questa guerra, non centra nulla e, troppo spesso, è stata strumentalizzata per rafforzare differenze e attribuire motivazioni ad una guerra che è troppo legata all’animo dell’uomo, un animo che, troppo spesso, vede nel diverso un rischio ed un pericolo.
Oltre le numerose ferite di tutto ciò in questi 23 anni di presenza in questi territori ho anche avuto la gioia di toccare con mano tante storie di amicizia, fratellanza e intenso rispetto tra persone di etnie diverse. Inoltre l’esperienza del Giardino delle rose blu ed il volontariato, in genere, di cui siamo stati promotori sia in Croazia che in Bosnia Erzegovina, ha rappresentato l’occasione privilegiata per unire le differenze.
Commovente è stato introdurre in una casa croata alcuni nostri volontari musulmani considerando che il papà di questa famiglia fu ucciso dai Musulmani quando aveva solo 25 anni lasciando la giovane moglie incinta e ben cinque figli.
L’altro sogno realizzato è il fatto che in diverse occasioni hanno condiviso, come volontari, i nostri progetti giovani appartenenti a tutte e tre le etnie e proprio durante l’ultima esperienza invernale a Sarajevo Osman, Filip e Leon hanno partecipato insieme come volontari del Giardino delle rose blu dimostrando che il loro essere musulmano, o meglio bosniacco, serbo o croato non era un ostacolo ma una grande ricchessa.
Per me è stato un grande dono oltre che un altro sogno realizzato ecco perché vi faccio dono di questa fotografia che li ritrae con me perché abbiamo scritto una piccola ma importante pagina di storia.

Don Ermanno D’Onofrio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *