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L’incertezza che unisce

La primavera è esplosa ovunque, un mese dopo il “lockdown” del Paese. Sono cambiate tante cose dall’ultima volta in cui siamo usciti liberamente, dalle ultime strette di mano, dagli ultimi abbracci. In una rapida successione di eventi siamo passati dal sentirci immuni ed intoccabili all’essere in balia di decisioni altrui, di pareri tecnico-scientifici, di dati e statistiche. Dalla certezza delle nostre esistenze così come le conosciamo alla paura. Ma che conseguenze ha la paura sulla psiche umana?

Il primo pensiero va ai tuoi cari, ai deboli, e poi, dopo aver guardato negli occhi i tuoi amici volontari nell’ultima cena prima della quarantena, ai bambini a Gornja Bistra. Nessuno sa cosa succederà nel prossimo futuro, ma questa incertezza porta con sé la consapevolezza di non poter lasciare indietro i più deboli.

Ed ecco che in una realtà terrificante insieme ai primi germogli primaverili fioriscono le iniziative solidali: ognuno tende una mano a chi ha di meno, a chi soffre di più. C’è il sostegno delle associazioni e delle realtà come la nostra, ma parallelamente c’è un contagio di progetti individuali che conta ogni giorni più “positivi”. Qui, all’ombra del Vesuvio, si perde il conto dei tavolini e dei panieri solidali, delle spese sospese e dei carrelli della solidarietà. “Distanziamento sociale” non sembra l’espressione più adatta a descrivere una situazione in cui il contatto fisico manca ma l’empatia si diffonde senza badare alle distanze geografiche: fossero anche i 580km che separano casa mia da Gornja Bistra.

E allora mentre sogni un futuro splendido in un presente incerto provi a progettare e programmare le prossime settimane e i prossimi mesi, non più tavoli penne e matite, ma schermi e videochiamate accolgono i dubbi di chi non vuole rompere il legame con i bambini e l’ospedale. Come entrare in quelle stanze in questo momento? Come sostituire i bagnetti in piscina e i giri al parco?

Guardi dallo schermo i referenti, i tuoi punti di riferimento e compagni d’avventura alla ricerca di una risposta a questi interrogativi. Tutti infondo sperate di svegliarvi il giorno dopo con la notizia di un vaccino e della libertà riconquistata, ma nel frattempo la soluzione è sfruttare la tecnologia per mandare amore, sorrisi e facce buffe ai bambini. Facciamo un video? Ne facciamo tanti? La promessa è che torneremo insieme.

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